In caso di separazione o divorzio viene spesso disposto l’assegno di mantenimento in favore di uno dei due coniugi.
Si tratta di una misura necessaria a garantire, al coniuge con il reddito più basso, lo stesso «tenore di vita» di quando viveva all’interno del nucleo familiare.
Lo scopo è quindi quello di appianare qualsiasi divario tra i redditi dei due coniugi, almeno fino a quando non si equivarranno da un punto di vista sostanziale.
Ma quindi, per quanto tempo andrà versato l’assegno di mantenimento nei confronti dell’ex coniuge?
Ne parliamo assieme a Giorgio Carrara, Avvocato civilista con oltre vent’anni di esperienza, insegnante di diritto ed economia presso un Istituto Superiore di Milano e ideatore del metodo “separo ma non rompo”, che è anche il titolo di un suo libro.
In quali casi va mantenuto l’ex coniuge?
Molto spesso l’assegno di mantenimento viene interpretato a scopo punitivo nei confronti di uno dei due coniugi.
In realtà invece si tratta di un sostentamento volto a dare un contributo al coniuge che non ha sufficienti mezzi economici per vivere in modo autonomo dopo la separazione.
In primo luogo, quindi, l’assegno di mantenimento viene indirizzato al coniuge che dimostra di non potersi mantenere da sé e tale condizione non deve dipendere da una sua colpa.
Il coniuge deve quindi dimostrare di essersi impegnato nella ricerca di un posto di lavoro e che quindi il suo stato di disoccupazione non dipende da inerzia e mancanza di volontà nella ricerca.
In secondo luogo, è necessario la presenza di una significativa disparità economica tra i coniugi, perlomeno al momento della separazione.
In ogni caso, non verrà assegnato l’assegno di mantenimento al coniuge a cui viene addebitata la separazione per colpa, come nel caso di tradimento o abbandono del tetto coniugale.
Il coniuge “colpevole” avrà diritto solamente a ricevere gli alimenti, ovvero una somma minima necessaria alla sopravvivenza, qualora si trovi in stato di reale bisogno.
A quanto ammonta l’assegno di mantenimento?
Nel caso in cui si scelga la via della separazione consensuale, i due coniugi sono liberi di determinare in autonomia la somma per l’assegno di mantenimento.
In caso contrario invece, spetta al Giudice verificare la presenza dei presupposti e determinare la misura dell’assegno.
Il Giudice ha quindi il compito di valutare, caso per caso, oltre alla sostanziale disparità economica tra i coniugi, anche altri elementi, tra cui:
- la durata del legame matrimoniale,
- le potenzialità reddituali individuali,
- l’età dei due coniugi,
- l’assegnazione della casa coniugale.
Per fare un esempio, una donna in giovane età e in possesso di una laurea si trova in una situazione di potenzialità lavorativa che potrebbe far venire meno la possibilità di ricevere un assegno di mantenimento in suo favore.
Al contrario invece, viene sempre garantito il mantenimento al coniuge che, d’accordo con l’altro coniuge, ha dedicato la propria vita alla famiglia, ai figli e alla casa, rinunciando alle aspirazioni lavorative e sollevando il partner da tali impegni.
L’assegno di mantenimento al coniuge dura per sempre?
In generale, l’assegno di mantenimento decade nei seguenti casi:
- In caso di divorzio, poiché il coniuge che percepiva l’assegno di mantenimento potrebbe richiedere l’assegno divorzile.
- Con il decesso di uno dei due coniugi.
- Quando le condizioni economiche del coniuge che deve versare l’assegno peggiorano in modo significativo.
- Quando le condizioni economiche del coniuge avente diritto migliorano e quindi l’assegno di mantenimento non è più una misura necessaria.
- Quando il coniuge avente diritto conduce una convivenza stabile e continuativa more uxorio con il nuovo partner. In questi casi si parla di un’unione equiparabile al matrimonio. Ad esempio, due partner che convivono con un figlio nato dalla loro relazione andranno certamente considerati conviventi stabili.
Conclusioni
In generale, in caso di separazione, non è sempre necessario sostentare l’altro coniuge con un assegno di mantenimento.
Va specificato che l’assegno di mantenimento è una misura per riequilibrare la situazione finanziaria dei due coniugi.
In quanto tale quindi, per averne diritto bisognerà dimostrare di trovarsi in condizioni di reale difficoltà economica e di non riuscire ad uscirne nonostante impegno e motivazione.